Contagio da coronavirus sul luogo di lavoro

Contagio da coronavirus sul luogo di lavoro: chi risarcisce il lavoratore?

Prima di spiegare chi risarcisce il lavoratore nel caso in cui questi abbia contratto l’infezione da Covid-19 occorre fare una premessa importantissima: un conto è vedersi riconosciuto dall’Inail l’infortunio avvenuto sul posto di lavoro (in questo caso l’infezione da coronavirus), con annesso relativo indennizzo, un conto è vincere una causa civile contro il datore di lavoro o vederlo condannato penalmente per inosservanza degli obblighi di sicurezza.

Il coronavirus è equiparato all’infortunio sul lavoro?

La premessa è d’obbligo a causa della grande confusione generatasi all’indomani dell’emanazione del decreto legge “Cura Italia”, il cui art. 42 ha ribadito il principio in base al quale anche l’infezione generata da Sars-CoV-2 rientra nel novero degli infortuni sul lavoro.

In generale, infatti, è ritenuto infortunio sul lavoro anche quel tipo di patologia infettiva che si manifesta successivamente nel tempo, come AIDS o epatite.

L’estensione all’infezione da Covid-19, dunque, non ha sorpreso più di tanto.

A norma dell’art. 42 del “Cura Italia”, l’Inail, una volta che abbia appurato la sussistenza della malattia (che il lavoratore deve comunque provare), interviene con copertura sia per ciò che riguarda il periodo di quarantena sia per ciò che attiene il periodo di permanenza fiduciaria, consentendo ovviamente al lavoratore di astenersi dal lavoro.

Potrebbe poi essere previsto un indennizzo, sempre a carico dell’Inail, tanto più consistente quanto più è stato grave l’evento “traumatico” e quanto più gravi sono le conseguenze derivate dall’infortunio (in questo caso parliamo sempre dell’infezione da Covid-19).

Lavoratore contagiato da coronavirus: chi tutela le aziende?

A questo punto, però, accanto al riconoscimento della tutela del lavoratore contagiato, si è posto il problema di tutelare le aziende, già in pesanti difficoltà economiche, da possibili automatismi circa la loro responsabilità civile e penale; insomma, cosa accade nel caso in cui l’Inail appuri la sussistenza dell’infortunio sul lavoro? Il datore dovrà risarcirà in automatico il lavoratore?

Dopo un acceso dibattito scoppiato sui giornali è stata la stessa Inail a rispondere sgombrando il campo da ogni dubbio, prima con un comunicato del 15 maggio 2020 pubblicato sulla pagina web e poi con un’apposita circolare.

L’Inail ha quindi rassicurato le aziende e ha confermato che il riconoscimento dell’origine lavorativa del contagio non comporta alcun automatismo rispetto al riconoscimento di una responsabilità civile o addirittura penale del datore di lavoro.

Tali forme di responsabilità, infatti, seguono le normali regole di natura processuale del giudizio civile e penale, il che significa che soltanto nel caso di gravi violazioni di legge o di obblighi derivanti dai protocolli e/o dalle linee guida governative e regionali sarà possibile ascrivere una qualche forma di responsabilità (civile e/o penale) al datore di lavoro.

La responsabilità del datore di lavoro in caso di contagio da coronavirus

L’Inail conferma quindi l’importante distinzione che esiste tra l’eventuale riconoscimento della tutela accordata al lavoratore nel caso del contagio, indipendente rispetto alla responsabilità del datore di lavoro, e la civile e/o penale responsabilità del datore che abbia violato le norme di sicurezza con colpa o dolo.

La responsabilità del datore di lavoro nell’ambito del processo civile o penale, quindi, verrà eventualmente riconosciuta mediante l’applicazione di criteri del tutto differenti rispetto a quelli adoperati per accertare il diritto alle prestazioni dell’Inail a favore del lavoratore contagiato.

Conseguenza di ciò è che il lavoratore, al fine di ottenere per es. un risarcimento del danno in suo favore in sede civile, non potrà “vantare” il riconoscimento da parte dell’Inail delle prestazioni dovuta all’infortunio, dovendo comunque provare la violazione colpevole o dolosa, da parte del datore, delle misure di sicurezza prescritte in occasione dell’epidemia da Sars-CoV-2.

Anzi, proprio a questo riguardo, bisogna sottolineare come risulterà particolarmente difficile per il lavoratore provare la responsabilità civile (e ancor di più penale!) in capo al datore di lavoro per il contagio da coronavirus.

Questo avverrà, soprattutto, a causa della grande confusione normativa generatasi nei mesi dell’epidemia, che ha reso obiettivamente difficile per i datori di lavoro, in molte occasioni, un’applicazione coerente ed efficace delle misure di sicurezza predisposte da regioni e governo.